Tag Archive for insicurezza

Una storia banale

Il primo vero fastidio l’ho provato in saletta. Ero lì, in mezzo ai cabinati dai mille colori che facevano da colonna sonora, con canzoni ovviamente diverse che suonavano in contemporanea ma grosso modo appartenenti allo stesso genere. Tra i vari Tekken, Street Fighter, Puzzle Bobble, Pang e chi più ne ha più ne metta, io sceglievo il primo. E mentre pregavo che gli spiccioli dei nostri genitori fossero infiniti, con mio fratello perso da qualche altra parte, succedeva, ma in realtà sarà successo al massimo tre volte, che arrivava questo tipo e mi si appiccicava dietro. E io non lo sopportavo, perché inevitabilmente mi faceva sbagliare. Ero convinto fosse lì per quello, per farmi sbagliare, eppure il fastidio era più viscerale, che la pancia mi richiedeva di fare qualcosa per interrompere tutto, fermare la musica, dare fuoco alle persone.

Una volta soltanto

tradimentoTutto volevo tranne che passare una serata a sentire quei tre, che sapevo non avrebbero fatto altro che i saputelli, splendidi e tristi, su qualunque argomento proposto, purchè mettesse in evidenza la mia ignoranza. Su una sola cosa non erano ferrati, stupidi nerd. Sulla bellezza di Angela, che quella sera, chissà perché, aveva deciso non solo di accompagnarmi, ma anche e soprattutto di farmi fare un figurone con gli idioti che avrei dovuto incontrare a cena. Splendida è riduttivo. Le è bastato un jeans, le scarpe giuste e quella cavolo di magliettina con su la stampa di Audrey Hepburn per sprigionare una quantità di classe ed eleganza che i primi venti secondi che l’ho vista quando sono andato a prenderla sono andato in apnea. L’incredulità sui volti dei commensali quando lei ha cominciato a raccontare come ci eravamo conosciuti, come l’avevo sedotta e soprattutto quale grande baciatore fossi, mi faceva contorcere lo stomaco.

Non sono come le altre

pallonciniLa prima cosa che rispondevo era che si trattava di idioti, ragazzini tutto piscio e vento, sfigatelli segaioli. Però mi facevano incazzare eccome. Anche quando ne parlavo con le altre, ostentavo superiorità e loro mi davano ragione. Eppure ci stavo male, sotto sotto avrei voluto prendere quelle teste di cazzo e spaccarle una a una contro il muro. Soprattutto al mare, quando non c’erano maglie e tute che potessero in qualche modo imboscare tutta la carne e l’anima che mi portavo appresso.