La prima immagine che mi viene in mente è quella di un criceto. Nella gabbia, con qualcuno che provvede al suo sostentamento, e una ruota che gli dà l’illusione di muoversi dal luogo in cui si trova. E poi quando si ferma sta sempre lì.
Così vivo io, a ventotto anni, in un monolocale di quella che una volta era periferia, e che oggi pare il centro del mondo. Mia madre vive con me, quaranta metri e un letto, un tavolo e una scrivania di quelle che hanno solo le gambe e nessun cassetto per metterci dentro l’erba, che se mia madre scoprisse che mi faccio qualche canna ogni tanto penso che le si spezzerebbe il cuore.