Tutto volevo tranne che passare una serata a sentire quei tre, che sapevo non avrebbero fatto altro che i saputelli, splendidi e tristi, su qualunque argomento proposto, purchè mettesse in evidenza la mia ignoranza. Su una sola cosa non erano ferrati, stupidi nerd. Sulla bellezza di Angela, che quella sera, chissà perché, aveva deciso non solo di accompagnarmi, ma anche e soprattutto di farmi fare un figurone con gli idioti che avrei dovuto incontrare a cena. Splendida è riduttivo. Le è bastato un jeans, le scarpe giuste e quella cavolo di magliettina con su la stampa di Audrey Hepburn per sprigionare una quantità di classe ed eleganza che i primi venti secondi che l’ho vista quando sono andato a prenderla sono andato in apnea. L’incredulità sui volti dei commensali quando lei ha cominciato a raccontare come ci eravamo conosciuti, come l’avevo sedotta e soprattutto quale grande baciatore fossi, mi faceva contorcere lo stomaco.
Quando ne abbiamo riso insieme in macchina dopo cena, ancora di più. Anche a lei non erano piaciuti e aveva pensato bene di ricambiare la cortesia imbarazzandoli con minuziose descrizioni. Le donne sanno sempre quello che vogliono. Alla seconda canna ha iniziato a giocare anche con me, cercando la riprova di quello che si era inventata circa le mie doti, spalmandosi su di me come uno di quei grandi cuscini ripieni di pallini, evitando cambio e sterzo e ritrovandosi di fatto tra le mie braccia. Niente da fare, con tutte le forze che nascondevo fin dentro il buco del culo, ho evitato gli sfotto e le maledettissime lunghissime unghie che continuavano a lasciare solchi sul mio avambraccio.
Lo squillo del cellulare mi ha fatto scattare, ritornare al mondo presente e mi sono diluito tra sedile e sportello per riuscire a uscire in tempo per rispondere. Tutto bene, tutto tranquillo, una bella serata. Più o meno questa è stata la descrizione che ho fatto a Eleonora, tralasciando totalmente di esplicitare dove fossi e da quali tentacoli mi fossi appena divincolato. Ho sempre pensato che il tradimento facesse parte del naturale processo di fine di una relazione, e che dunque tradire significava porre le basi per una chiusura. Mai lo perdonerei se lo venissi a sapere.
Sin dalla scuola la mia vigliaccheria mi aveva portato a evitare qualunque cosa potesse farmi tremare anche solo per un attimo la terra sotto i piedi.
Per questo, per tutte le volte che ho dato una capocciata al muro pur di non muovermi, per tutte le volte che mi sono preso a schiaffi cinque minuti dopo aver fatto un passo indietro, quasi a dire che l’ho fatto per me, ho chiuso la telefonata con Eleonora dicendole che l’amavo. E l’amo ancora. E lei ama me. Eppure quella sera, col cuore in gola e il cazzo dritto, ho violato la mia regola, e ho chiuso in una parentesi che solo io so, tutto il sudore e la passione, l’entusiasmo, il gioco e la trasgressione della mia notte con Angela. Mai nessuno lo ha saputo. Ne sono ancora fiero, per quella volta che mi sono detto che lo dovevo a me stesso, e mentre lo dicevo pensavo che sì, anche io , almeno una volta, posso essere uno stronzo.