Non mi è ben chiara questa cosa. Ormai mi sono abituato e va bene, e soprattutto non me ne frega niente di me, come di nessun altro. Lo so, non sono stato una brava persona, e probabilmente non lo sono ancora. Sono dell’idea che se uno ha pochi chiodi fissi, non ha fantasia ma sicuramente si diverte di più. Per esempio io non leggo. Lo dico pure con una punta di orgoglio. Non leggo e non me ne frega niente, perché leggere mi ha sempre fatto pensare che non avessi nulla di meglio da fare. E altro non volevo che fare qualcosa. Quarant’anni fa Roma era una meraviglia, bianca da schiantarsi al sole. Roma era mia, e non c’era niente da fare, dove andavo mettevo tende.
Monthly Archives: marzo 2016
Gli uomini sono tutti uguali
Mi chiamo Francesca, ho trentadue anni e faccio la barista. Oggi si usa bartender, che è più figo e non è a uso esclusivo degli uomini, tipo i barman. Che poi in realtà le bartender fanno i cocktail, quando io più di un campari col gin o uno spritz non vado. Quindi va bene barista. Che poi è un bel bar, grande, coi gratta e vinci e le sigarette, le slot. C’è sempre un casino di gente. A ventitre anni non credevo che avrei fatto la barista. Mi stavo laureando in sociologia. In realtà volevo iscrivermi a psicologia, ma non ho passato la selezione del numero chiuso, e per non perdere l’anno ho pensato di iscrivermi a sociologia, fare gli esami in comune e poi fare il passaggio l’anno dopo.
La stanza
Il legno della porta è di quelli scuri, credo di quei materiali misti tra truciolato e altri, certamente non legno pieno. Si capisce quando la sbatte il vento che si infervora per qualche motivo nelle giornate di primavera. Dalla finestra passa e la attraversa tutta. Il rumore è netto, come lo scoppio di un palloncino, che ti genera un sussulto pure se sei tu a punzecchiarlo con la sigaretta. La scrivania ha più o meno lo stesso colore, e la stessa indefinita sostanza a ricoprirla. Indefinita per me, s’intende. Gli esperti lo sanno come si chiama. È di poco alla destra della porta. Sembra fatta a posta per stare lì.
La chimica
Me lo ricordo come se fosse ieri. Una tenerezza infinita e la capacità di trovare parole e luoghi meravigliosi. Sembrava uscito da un romanzo, non tanto per la sua bellezza, ma per quello che lasciava trapelare. Hai presente quando dici che è una questione di chimica? Ecco, un contatto anche casuale del suo braccio col mio ed erano brividi e pelle d’oca. Che se ci penso ci ho provato in tutti i modi a nasconderla questa cosa, ma lui ogni volta rideva, se ne accorgeva mi prendeva in giro. Scherzava con leggerezza. Nel giro dei primi tre mesi avevamo già fatto quattro gite, le sorprese le chiamava lui. Alla terza volta avevo preso l’abitudine di portarmi un cambio in borsa ogni volta che ci incontravamo, e anche questo fu motivo di scherzo, e di sfida per lui.