Non credo

selfcutNon credo di avere molto tempo. Non credo neanche di volerlo. Poi quando parli di fretta parli male e ti perdi per lo più gli accenti e i congiuntivi, i punti interrogativi. Cose così. Non credo di doverlo fare per forza, ma ti si muove tipo una cosa nella pancia per cui, sì, anche se non c’è niente, sì, fallo. E non come esclamazione rimodulata e accettabile dall’aristocrazia militare. Proprio fallo nel senso di fare, produrre, creare, promuovere, generare. Non succede spesso di generare tanto per farlo (fatte salve le quindicenni partorienti a seguito di rivolte contro austeri genitori salvo poi diventarlo a loro volta, austeri genitori), e quando lo fai è come una pippetta venuta male, dove il termine “venuta” mal cela un doppio senso.

E allora perché? Non credo sia per il banale e inequivocabile ego ipertrofico che mi accompagna. Poi sembra che io possa usare per qualche verso parole a vanvera. In realtà lo faccio solo perchè così diventa più difficile seguirmi. Quello è il mio vero ego ipertrofico. Solo che non lo sa nessuno. La verità è che basta conoscermi per prevedere ogni cosa che mi butterò a fare. E poi basta che io dica “non mi va” per far sì che tutti si fermino. E li vedi lì, con l’aria interrogativa, a chiedersi se riprenderò a dire cose sensa senso, con un timbro vocale che quasi inevitabilmente provoca ilarità. Poi si sono tutti fissati con questa storia di Gesù Cristo e la Madonna. Io avevo solo detto “tipo suora”, ma solo perchè non mi andava di discutere, di lamentarmi di qualcuno, di quanto fanno schifo gli uomini. Non sono forse abbastanza brava a provarne ribrezzo, a odiare mio padre. E manco le suore mi hanno voluta. Dice che ormai era tardi per una vera vocazione. Temo mi abbiano preso per il culo, ma anche questo non posso dire. Sennò è blasfemia, e già la vita è un inferno. almeno m’impegno per non proseguire nell’aldilà. E allora che potevo fare? Ho puntato tutto sulla repellenza che provoco. Ho dovuto perdere prima i denti, poi il ciclo, poi un po’ di capelli. Ho dovuto, ma solo per non avere paura. I miei denti e miei capelli se ne sono andati. Nè bene nè male. Non è per loro che oggi parlo. Non più. Più per qualcosa che qualcuno mi ha detto tanto tempo fa. Se sei ad un bivio, imboccalo. Ci ho messo quindici anni a capirlo. Non l’ho mai ringraziato. Credo sia questo il motivo. E io l’ho fatto.

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